La Roma si scopre indifesa. Striscioni per Mou, follia Kumbulla, Dybala non basta: è poker Sassuolo
Rassegna stampa
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La (invero modesta) pañolada organizzata nel prepartita, l’urlo liberatorio del nome dell’allenatore portoghese – annunciato e apparso sul maxi-schermo -, gli striscioni a sostegno, il ruggire dello stadio a ogni fischio contrario, tutto ha fatto parte di una liturgia che però alla fine dei conti non è servita, visto che la squadra, a causa di un 3-4 edificato grazie alla doppietta di Laurienté, Zalewski, Berardi su rigore, Dybala, Pinamonti e Wijnaldum, è caduta in casa contro i neroverdi in piena forma.
È ovvio che la Roma sia stata penalizzata dalle assenze per infortunio e in chiave Coppa. Fuori gli infortunati Pellegrini, Belotti e Llorente, lo squalificato Cristante e i preservati Mancini (diffidato) e Dybala, che poi dovrà essere chiamato in causa, in avvio i giallorossi scelgono di spostare Ibanez a destra. In mezzo la regia tocca a Matic, che ha Bove come portatore d’acqua, mentre ad appoggiare Abraham tocca a Wijnaldum ed El Shaarawy.
Come scrive la Gazzetta dello Sport, i giallorossi partono bene con Wijnaldum, stoppato da Consigli, e Abraham che manda fuori di poco. A quel punto, però, è il Sassuolo che sale in cattedra, con Berardi che comincia il suo duello con Rui Patricio. Fino al minuto 20′ le fasce sono neroverdi, che hanno Laurienté abile ad anticipare tutti sia al 13′ che al 18′, dopo che prima Pinamonti e poi Berardi avevano costretto il portoghese a parare. L’uno-due scuote i giallorossi, che si buttano in avanti e si rendono pericolosi con Abraham ed El Shaarawy, ma è Zalewski ad alimentare le speranze con un tiro sporco su cui Consigli appare un po’ sorpreso. Ci sarebbe tutto per pensare a una ripresa equilibrata, quando al 46′ un calcio di Kumbulla all’astuto Berardi porta la chiamata del Var: è rigore e rosso. E dopo il gol dello stesso Berardi, la partita cambia. (…)