Capitolo arbitrale, Roma divisa o strategia comunicativa? L’analisi
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Poliziotto buono e poliziotto cattivo, strategia, divisione interna? La domanda è lecita sul tema arbitrale.
Dopo le dichiarazioni di Ghisolfi – che sabato scorso ai microfoni del Corriere dello Sport ha parlato di fatto per bocca della proprietà criticando aspramente la classe arbitrale per i torti subiti finora dalla Roma – il tecnico giallorosso imbeccato sul tema ha gettato acqua sul fuoco: “Io credo che se facciamo un’intervista a tutte le squadre, tutte le squadre si lamentano. La cosa più difficile nel calcio italiano è fare l’arbitro, perché non ci sta mai bene, per cui bisogna saperli rispettare, è la cosa più importante. È giusto che alcune volte una squadra dica ci sembra che… rispettandoli, perché sono persone come noi e possono sbagliare”
“Vi dico che quando giocavo io sbagliavano ancora di più, non correvano come corrono adesso, non sono preparati come sono preparati adesso, e in più c’è il VAR. Sicuramente sbaglia alcune volte anche il VAR, però se andiamo ad analizzare gli errori che si facevano una volta o gli errori che si fanno adesso, ma ringraziamo Dio che stanno a questo livello gli arbitri. Per cui sì, ci si può lamentare, ma sempre rispettandoli».
Il tecnico Testaccino quindi non ha scelto di rafforzare la (presunta) nuova linea politica del club, più volte specificata da Ghisolfi – “I Friedkin ora hanno deciso di lottare” – anzi. E’ sembrato quasi prenderne le distanze, anche se è improbabile che questo sia il reale intento di Ranieri.
Storicamente il tecnico giallorosso non ha mai amato polemizzare in tv nei confronti degli arbitri e allenando molto all’estero è probabile abbia alimentato questo suo modus comunicandi. La sensazione però è che la Roma abbia studiato questa strategia comunicativa. Laddove negli scorsi anni Mourinho catalizzava su di sè le attenzioni e le responsabilità anche di certe dichiarazioni anti-sistema, ora il club ha compreso che deve operare in prima persona – con i suoi dirigenti – per chiedere maggiore ‘rispetto’ alla classe arbitrale. Ciò deresponsabilizza il tecnico, che poi in prima linea deve andare a confrontarsi di gara in gara con arbitri di campo, guardalinee e potenzialmente anche varisti, considerata la costante rotazione tra Lissone e terreno di gioco.
La speranza in assoluto è che il monito della Roma sia arrivato forte e chiaro nelle stanze dell’AIA: dopo i 7-8 errori gravi subiti, la squadra giallorossa, viste le enormi difficoltà di classifica, merita un trattamento equo.