Dybala, panchina indigesta a Bruxelles: pensava di poter giocare almeno un’ora
Rassegna stampa
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Paulo Dybala, giovedì, è rimasto tutta la partita in panchina e ha visto pareggiare i suoi compagni contro l’Union SG.
Dybala non è un calciatore come gli altri. Nel talento e, per contro, nella fragilità. Gioca se si sente a posto. Quando entra in scena con la testa al possibile infortunio, diventa involontariamente autolesionista: si blocca davvero. Questo è il rischio che giovedì, Juric, da allenatore che rifugge i pensieri da ultima spiaggia, ha preferito evitare. Dybala aveva chiesto il cambio contro il Torino, dopo aver inventato il capolavoro della vittoria, e rischiava un nuovo stop. Dovendo scegliere tra il campionato e l’Europa League, considerando anche la modestia del Saint-Gilloise, Juric ha preferito puntare sul giocatore migliore nella sua (probabile) ultima esibizione all’Olimpico.
Vista con il senno di poi, la gestione è stata comunque poco efficiente. Se Dybala non serviva a Bruxelles, perché portarlo a fargli prendere freddo in panchina? Sarebbe stato più produttivo un allenamento vero a Trigoria, senza stress. La sensazione è che Juric abbia pensato di farlo entrare, tanto che a inizio ripresa l’ha fatto scaldare per qualche minuto, ma che abbia cambiato idea perché la Roma era riuscita a segnare. A quel punto, nemmeno il tifoso più pessimista tra i 1.200 dell’Heysel avrebbe temuto che i belgi sarebbero riusciti a pareggiare. E invece è successo, con Paulo che ormai avrebbe avuto poco tempo (15 minuti) per ripristinare la situazione di vantaggio e avrebbe nella foga potuto farsi male. Da qui la decisione di dare spazio a Soulé, rinfrancato dal gol di Verona.
Però Dybala bene non l’ha presa, ecco. Già seccato per essere stato scartato da Scaloni, ct dell’Argentina, si era messo a disposizione della Roma con l’ambizione di sostenerne la risalita. Paulo è consapevole di essere il faro della squadra, “il leader tecnico” di cui lo stesso Juric ha parlato in termini entusiastici dopo la vittoria contro il Torino. Era convinto di poter giocare almeno un’ora in Belgio per poi mantenersi tonico in vista del campionato. Non è stato accontentato anche se è chiaro che nel suo caso non si sia trattato della famosa “scelta tecnica”. Di buono c’è che adesso, volente o nolente, sarà in condizioni ideali per affrontare il Bologna.