Arrivano ex arbitri in una sala centrale: così salveremo il Var
Rassegna stampa
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LA REPUBBLICA (M.Pinci) – Ventiquattro ore dopo il “fattaccio”, Gianluca Rocchi era sul palco del Gran Galà a Milano per raccogliere un premio dal sapore dolce amaro: il “ miglior arbitro” del 2018 è nel mirino dopo l’errore «inconcepibile» – così l’ha definito il capo degli arbitri, Nicchi in Roma-Inter che ha fatto infuriare Totti, ieri rimasto in silenzio, « sennò mi radiano» .
Una soluzione la Serie A l’aveva prospettata: il challenge, come nel tennis, ossia la possibilità per gli allenatori di chiedere l’intervento della moviola in campo una volta per tempo. Ma l’Ifab, il board che vigila sul regolamento, ha detto no: la risposta semi ufficiale è arrivata poco tempo fa e ha momentaneamente chiuso la partita, ritenuta una priorità solo in Italia. Ma gli errori si ripetono e migliorare serve, lo sa anche il designatore Rizzoli: per questo è allo studio un’innovazione, consentita dal protocollo attuale, ma di non semplicissima realizzazione. Dal prossimo anno, la Serie A vorrebbe “ professionalizzare” la figura del Var. Ossia scegliere ex arbitri – ma che abbiano smesso da pochissimo e giovani direttori di gara, da formare e impiegare solo sull’utilizzo della tecnologia. Riunendoli in una control room centralizzata in cui il numero di video assistenti non sia di due, come avviene oggi nelle centrali dislocate sui vari campi. Ma più simile al Mondiale russo, con più Var ad operare per favorire l’omogeneità delle decisioni.
Certo è curioso che il Var finisca sotto accusa proprio nel momento in cui l’Uefa ne annuncia ufficialmente l’introduzione in Champions: ci sarà da questa stagione, già dagli ottavi di finale. E lo vedremo pure nell’Europeo Under 21, che l’Italia ospiterà a giugno. Proprio dall’Italia è partita nelle ultime settimane una lettera – indirizzata a Collina, capo degli arbitri Fifa, e Rosetti, per l’Uefa – interlocutori privilegiati per ovvi motivi. Una base di dialogo con una serie di idee per migliorare il protocollo. Ad esempio, creare dei criteri per differenziare utilizzo e giudizi a seconda delle situazioni di gioco: il tocco di mano sarà considerato sempre falloso se le braccia saranno più larghe delle lancette di un orologio che segna le 4.40. Poi i fuorigioco, su cui ha margini superiori la tecnologia. Ma anche i contrasti: per quelli relativi alla parte alta del corpo, meglio favorire il giudizio del campo, che permette di valutarne l’intensità. Su quelli a terra, tra gambe, è utile il video. Purché non se ne abusi: proprio l’idea che in tv qualsiasi contatto possa sembrare da rigore, ha portato a una stretta a livello europeo. Per evitare di favorire i simulatori che cerchino il contatto.
Non è il caso del contatto D’Ambrosio-Zaniolo. Che un effetto lo produrrà: Fabbri, il Var, verrà fermato. Un turno potrebbe riposare anche lo stesso Rocchi. Che ieri con il designatore Rizzoli ha ammesso l’errore, scusandosi. Tradito da chi davanti al monitor s’è fermato alle prime immagini, dall’alto, in cui non ha ravvisato irregolarità, anziché attendere quelle migliori. Elemento che tira in ballo l’altra metà della “squadra”: i tecnici del video, incaricati di trasmettere sul monitor del video assistente le inquadrature migliori.