Roma, ora serve il vero Smalling

Roma, ora serve il vero Smalling

Rassegna stampa

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Che fine ha fatto Smalling? O meglio, lo Smalling che (soprattutto con Mourinho) eravamo abituati a vedere? È una delle domande più gettonate di questo triste inizio di stagione della Roma, che ha visto il difensore inglese distinguersi tra i peggiori per rendimento tra tutti i giallorossi.

Tra errori grossolani e una condizione fisica che definire «imballata» è più che un eufemismo, Chris sembra un altro e la difesa di Mourinho ne risente. Sono sei le reti subite in tre gare dalla Roma, due per ogni match, che la portano già ad essere la seconda peggior difesa del campionato (alle spalle della Fiorentina).

Lo scorso campionato per arrivare a sei reti subite, la squadra di Mourinho impiegò il doppio delle partite (6), anche se sul dato influisce la pesante imbarcata di Udine quando Dybala e compagni vennero sconfitti per 4-0. L’ex Manchester United è sempre stato, soprattutto con il passaggio alla difesa a tre, il leader assoluto del reparto arretrato, la cui assenza pesava come un macigno sul rendimento della squadra. La scorsa stagione dopo il suo infortunio la Roma ebbe grosse difficoltà in campionato con risultati negativi che costarono la qualificazione in Champions.

Come scrive il Tempo, tutti questi fattori hanno portato al rinnovo di contratto arrivato in estate (con accordo raggiunto un paio di mesi prima), accolto con entusiasmo dai tifosi che per alcune settimane hanno temuto che Smalling potesse salutare, anche lui direzione Inter come già successo con Dzeko e Mkhitaryan. Invece Chris ha firmato un biennale che lo terrà a Trigoria fino al 2025. Ma il suo inizio di campionato fa tremare Mourinho e non solo.

Ora sta al colosso di Greenwich far rimangiare le critiche ricevute e dimostrare che ci si può fidare ancora di lui. Probabilmente i carichi di lavoro estivi hanno pesato su un calciatore così prestante fisicamente e che ha bisogno di più tempo per acquisire brillantezza, e anche il modo di difendere della squadra nelle prime uscite non lo ha aiutato. La sosta può solo che far bene al trentatreenne inglese, sul quale ancora oggi si fondano le fortune della difesa romanista. (…)