Se la Roma fosse una realtà ‘normale’…

Se la Roma fosse una realtà ‘normale’…

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Se la Roma fosse una realtà calcistica ‘normale’, un proprietario straniero non mancherebbe 40 giorni consecutivi dopo l’esonero di un allenatore e soprattutto in caso di crisi, dopo aver investito quasi un miliardo, prenderebbe un aereo e tornerebbe alla base per rimettere ordine.

In una realtà ‘normale’, non si attenderebbero mesi per scegliere un direttore sportivo e invece di nominare qualcuno disponibile e libero da incarichi, non si ingaggerebbe per tre anni un giovane dirigente francese.

Sempre in una realtà ‘normale‘ non si cambierebbe un allenatore, appena rinnovato per tre anni dopo 4 partite, senza sapere cosa accade realmente a Trigoria e fidandosi dei report di una sola persona.

In una realtà ‘normale’, il mercato estivo lo farebbe il direttore sportivo di cui sopra, non l’amministratrice delegata divenuta nel frattempo capo supremo di Trigoria, affiancata da procuratori amici.

Accade anche che in una realtà ‘normale’ si ipotizzerebbe di organizzare dei ritiri dopo sconfitte come quelle di Firenze, non posticipare un allenamento dalle 12:00 alle 14:00, quindi concedendo ore di ulteriore riposo ai propri calciatori.

In una realtà ‘normale’, una società di calcio e di riflesso anche un’azienda, non sarebbe lasciata in balia degli eventi per settimane, che poi diventano mesi, senza amministratore delegato, direttore generale, capo del personale, responsabile del marketing, responsabile delle revenue, direttore tecnico, responsabile della comunicazione.

In una realtà ‘normale’, un calciatore che si rende protagonista di un ammutinamento, che assume comportamenti scorretti e irrispettosi della società, della maglia che indossa e della tifoseria che lo sostiene, sarebbe sospeso, multato, messo fuori rosa.

Tutto in una realtà ‘normale‘, ma la Roma non lo è, da troppo tempo.