Nuovo allenatore Roma, è ‘riffa’ del nome. Ranieri rassicura ma a scegliere sarà Friedkin
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Quattordici.
Dal Mourinho-bis (che mai e poi mai tornerà con questa proprietà a Roma) al De Rossi-bis (‘è ancora sotto contratto, se devi ripartire dai giovani meriterebbe una seconda chance…‘) passando per una reale stratificazione e altrettanti : i big, Re Carlo Ancelotti (che Ranieri ha smentito nuovamente e che spinge prioritariamente per restare a Madrid), Massimiliano Allegri (libero da mesi ma mai direttamente contattato dal club nonostante le sirene arabe); sotto questa soglia si stagliano profili come quello di Gasperini, che potrebbe rompere con la proprietà dopo le polemiche sul mercato invernale; Pioli – già cercato prima dell’annuncio di Juric, potrebbe liberarsi dal faraonico contratto all’Al-Nassr – Montella, anch’esso contattato due giorni prima del ritorno di Ranieri – ma anche Italiano (difficile da strappare al Bologna visti i risultati eccezionali di questo suo primo anno in terra emiliana), Farioli, contattato a fine dicembre per arrivare ai vari De Zerbi, Mancini, Fabregas frutto anche qui di accostamenti mediatici che non trovano al momento riscontri.
Il tema però non è il nome, ma la pianificazione sportiva e quali obiettivi reali il club vorrà perseguire a partire dalla prossima stagione. Con un reale spauracchio all’orizzonte: che a decidere sia in maniera arbitraria e senza costrutto Dan Friedkin.
E ciò oggi non può che spaventare, considerando che la Roma resta una società acefala, senza un amministratore delegato da quasi un semestre, con un direttore sportivo scarsamente considerato e spesso trincerato dallo stesso Ranieri, ma soprattutto con delle scelte sul campo che sembrano indicare una direzione diversa da quella che Friedkin, ha già dimostrato nel recente passato, di prediligere.
Mentre Ranieri ieri dettava tempistiche e linee chiare: “Al momento non ci pensiamo, più avanti quando avremo chiara la situazione faremo una cernita di profili e sceglieremo, ma l’annuncio sarà a fine stagioen”, è altamente probabile che il proprietario attualmente impegnato in altri 100 business del suo gruppo industriale, si svegli tra una settimana, due o tra un mese e decida di puntare il nome X come avvenuto per Mou, scavalcando qualsiasi linea operativa faticosamente costruita a Trigoria.
Con il rischio che si pensi di ingaggiare il grande nome, non per costruire un futuro di successi con abbinata una squadra di altissimo spessore, ma per sedare la piazza. ‘Panem ed circensem’, dicevano i romani. Ma il calcio rivolto ad una crescita reale, strutturata, graduale ma duratura va in un’altra direzione.