
Roma, mistero N’Dicka: chi l’ha visto?
Rassegna stampa
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“Ndicka deve imparare a giocare con noi, non lo sa ancora fare”.
Anche perché le prime uscite stagionali del difensore, arrivato a parametro zero dall’Eintracht Francoforte, avevano confermato agli occhi esterni le perplessità di José. Un po’ troppo macchinoso, spesso in ritardo nelle chiusure, non perfetto nella marcatura: pecche che si pensava fossero dovute alla preparazione. Il calcio, e tutto quello che lo circonda, è però un gioco perverso. E così è bastato il misero punto in tre partite, per iniziare a porsi qualche domanda.
Su tutte una: possibile che N’Dicka, calciatore strappato alla concorrenza di diverse squadre europee, con alle spalle 183 partite in Germania e vincitore di una Europa League non più tardi di un paio di anni fa, non possa giocare nella Roma nel ruolo dove era titolare indiscusso? Visto che Mourinho non è un masochista e tutto gli si può imputare, meno che non sia uno stratega della fase difensiva, la questione diventa quantomeno curiosa.
N’Dicka è arrivato per sostituire Ibañez, designato dall’inizio del mercato come la pedina da sacrificare per avere quel minimo di liquidità necessaria per muoversi in entrata. Non è il caso di rimpiangere il brasiliano che anche in Arabia conferma i suoi blackout improvvisi che sono già costati all’Ah Ahli almeno 4 reti in tre partite. Si può però rimarcare come Roger avesse delle caratteristiche tecniche che – al netto dei reiterati svarioni – mancano ai difensori attualmente in rosa. In primis, la velocità nel recuperare sul lungo: la cavalcata palla al piede di Ngonge a Verona ne è la conferma. Ibañez era inoltre capace di esaltarsi negli uno contro uno e nelle pressioni alte. N’Dicka è un calciatore diverso. Meno incisivo in marcatura e quindi nei duelli individuali che con l’addio di Matic e lo spostamento di Cristante a mezzala per far giocare Paredes, sono aumentati a dismisura in questo avvio di torneo. (…)