Koné, il re del centrocampo:  dribbling, duelli vinti, ritmo e corsa per il prossimo allenatore

Koné, il re del centrocampo: dribbling, duelli vinti, ritmo e corsa per il prossimo allenatore

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IL PERSONAGGIO (di Nicolas Terriaca) – Un gigante in mezzo al campo, quello che serviva alla Roma.

Manu Koné, anche nell’ultima partita della stagione contro il Torino vinta 0-2, ha dimostrato di essere lo stereotipo del centrocampista moderno che mancava alla squadra giallorossa da troppi anni. L’ex Borussia Mönchengladbach ha finito la sua esperienza capitolina con 3436 minuti, solo Mancini (3954′), Angelino (4349′), Ndicka (4590′) e Svilar (4590′) hanno giocato di più, arricchiti da 2 gol e 3 assist.

Numeri che non riassumono l’importanza del classe 2001. A Torino, ad esempio, Koné è stato dominante, come in molte altre occasioni: 7 duelli vinti su 8 (1°), 2 falli subiti, 4 dribbling riusciti su altrettanti tentati (1°), 100% di uno contro uno vinti (7/7), 3 palloni recuperati, un’occasione creata e una precisione prossima alla perfezione (98% di passaggi riusciti). Qualità e quantità in un reparto che, grazie alle sue caratteristiche, ha cambiato i propri connotati.

Un altro dato che sottolinea, più di altri, quanto il francese sia imprescindibile sono i metri percorsi in conduzione verso la porta del Torino: 132,5 nessun calciatore della Roma ha fatto meglio. Ritmo, intensità, capacità di ribaltare l’azione grazie alla propria esuberanza fisica: tutto quello che mancava ai giallorossi è riassunto nella caratteristiche di Koné.

Il classe 2001 dovrà migliorare i numeri sottoporta, spetterà al sostituto di Ranieri valorizzare al meglio le sue qualità. La certezza è una: l’investimento di 18 milioni + 2 di bonus è stato azzeccatissimo. Koné, infatti, ha già raddoppiato il proprio valore e rappresenta un pilastro del centrocampo del futuro. La speranza è che la Roma, nei prossimi mesi, possa replicare più volte un’operazione di mercato del genere. A Ghisolfi, Ranieri e il prossimo allenatore l’arduo compito. Con l’ultima parola di Dan Friedkin.