Aureliano e la Roma: da Venezia a Monza, tre anni di errori e contestazioni
Approfondimenti
Condividi l'articolo
Lucio Domizio Aureliano è stato un imperatore romano.
Gianluca Aureliano, avvocato di professione, nato a Bologna non ha niente a che fare con la storia di Roma capitale, ma purtroppo con l’omonima squadra di calcio, sfortunatamente sì.
Perchè da circa 3 anni a questa parte, tra direzioni arbitrali in campo e mancate chiamante dietro ad un monitor nella sala VAR di Lissone, il fischietto emiliano è stato protagonista di diversi episodi contrari alla squadra giallorossa, che hanno provocato proteste aspre ed espulsioni anche di alcuni tesserati, su tutti Josè Mourinho.
Ma andiamo con ordine: come arbitro di campo Aureliano ha diretto tre volte la Roma e i giallorossi non hanno mai vinto.
Il primo incrocio all’età di 41 anni, quindi vicino al termine della carriera sul campo dopo tanti anni passati tra Serie B e Serie C, fu a Venezia. Una gara persa dalla Roma 3-2 con una serie di errori clamorosi del fischietto bolognese, tra rigori negati (soprattutto uno su Ibanez) e il rigorino concesso a Caldara per un leggero sfioramento di Cristante in area di rigore, oltre ad un generale atteggiamento negativo nei confronti di Mourinho e co.
Per oltre un anno Aureliano non arbitra la Roma e Rocchi designa nuovamente il fischietto bolognese per la trasferta di Lecce. Nelle moviole di tutti i quotidiani del giorno a spiccare è il voto 5 per una conduzione di gara abbastanza rivedibile, soprattutto per il mancato doppio giallo a Strefezza (fallaccio sul polpaccio di Matic) e un rosso diretto rischiato da Blin per un bruttissimo intervento ai danni di Dybala (che ad esempio in quest’ultima domenica di Serie A sarebbe stato sanzionato sicuramente con il rosso).
Aureliano torna a distanza di un altro anno, per Roma-Atalanta 1-1. Anche qui ad incidere è la conduzione ondivaga del match e la distribuzione dei cartellini, con Kolasinac che a fine primo tempo, viene graziato e non espulso per un evidente fallo da ultimo uomo su Dybala (dopo che si era perso il netto fallo da rigore poi segnalato dal VAR su Karsdorp). Non grazia però Mourinho, che Aureliano spedisce sotto la doccia anzitempo per proteste.
Ma – purtroppo per la Roma – gli incroci con Aureliano non si fermano qui. Perchè al VAR sono diversi altri episodi in altrettante partite sotto accusa.
L’ultima in ordine di tempo è la mancata OFR e chiamata al monitor di La Penna sul rigore solare non concesso ieri su Baldanzi. Sempre in questa stagione stessa dinamica in Roma-Empoli: la trattenuta di Gyasi su Shomurodov sul risultato di 1-2 per i toscani è netta, talmente netta, che nè l’esordiente Zufferli nè Aureliano dinanzi al monitor si accorgono di nulla.
Tornando al primo anno di Mourinho, nel ruolo di varista, gravissimi gli errori in compartecipazione con Chiffi in campo. Segnala all’arbitro in campo un inesistente rigore per un tocco di Abraham col braccio attaccato al corpo, non segnala due rigori per la Roma, uno per fallo di Tonali su Zaniolo, uno per fallo di Ibrahimovic su Ibanez.
Lo scorso anno in Roma-Fiorentina, non interviene richiamando Rapuano che lascia la Roma in 10 per una espulsione dubbia, se non del tutta inesistente di Zalewski. La Roma finirà in nove per l’espulsione finale di Lukaku.
Infine un altro grave episodio, non seganalato all’arbitro in campo in occasione di Atalanta-Roma della stagione 2022-23, culminata con la finale di Budapest. Palomino, subentrato da pochi minuti, commette un fallo da espulsione gravissimo su Dybala che ne comprometterà la presenza in campo praticamente fino alla finalissima di Europa League, con l’argentino che non finì sotto la doccia sul risultato di 2-1 per la Dea.