
Mourinho, la “famiglia” e quelle lacrime che raccontano…
Rassegna stampa
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Da queste parti, di lacrime ne abbiamo viste.
Mou, scrive Il Messaggero, esplode d’amore e si commuove, perché ha costruito una famiglia e lui ne è il padre orgoglioso. Piange, ma non ha vinto la Champions; piange e non sta per andarsene; piange perché ha visto una città in delirio, tifosi di ogni età per strada, colori, suoni, bandiere, quell’Olimpico. Ha pianto, fa fatto piangere. È apparso come un uomo a cui basta una piccola gioia per emozionarsi, una semplice finale di Conference.
Ha capito che un traguardo del genere, qui, ha un altro valore e lui è il responsabile di tutto. Soprattutto gli è chiaro che, dopo tante delusioni, è ancora Special e la sua Roma torna a sognare. Un tifoso della Roma ha scritto ieri sui social: “Quest’uomo ha vinto tutto, guardate come lo abbiamo ridotto“, postando il filmato degli ultimi secondi della partita con il Leicester, finiti con le lacrime del tecnico e la corsa verso lo spogliatoio dopo l’abbraccio con i suoi collaboratori.
Roma ti riduce così, ma è vero pure che lui stesso ha riportato i tifosi giallorossi indietro di qualche anno, quando era normale vedere lo stadio pieno e appassionato. E la prima grande vittoria di Mourinho è proprio questa: aver riportato sentimento nella gente. La famiglia Roma si è allargata: squadra, allenatori, tifosi e anche i proprietari, i silenti Friedkin, che ieri non sono scesi in piazza per prendersi meriti particolari, ma si sono mostrati con un semplice tweet: “I Giallorossi vanno a Tirana! Congratulazioni all’A.S.Roma con un’emozionante vittoria per avanzare dell’edizione inaugurale di Conference League. Tutti a Tirana!”.
Mourinho ci ha messo un po’ per mettere su una squadra che avesse un senso logico. Ci è riuscito nel momento decisivo della stagione, quando sono arrivate le partite importanti. Ha scelto un gruppo ed è andato avanti con quello, portandolo oltre le proprie forze, i propri limiti (e ce ne sono). Ha un po’ mollato quei calciatori che servivano meno, pur non perdendoli definitivamente e mai mettendoseli contro.