
Massimo Ghini: “I dirigenti della Roma cercano di mantenere in piedi un sistema che fa acqua da tutte le parti”
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Ai microfoni di Retesport, nello spazio condotto da Massimiliano Magni ed Alessandro Cristofori, è intervenuto Massimo Ghini.
Hai passato "Un Natale a 5 stelle" come il tuo ultimo film Massimo?
"Con un torcicollo terribile, infatti è il caso di dire 'anche questo Natale ce lo siamo levato dai cog…i' citando un famoso film"
Su Netflix sei protagonista della commedia ed interpreti la parte del Presidente del Consiglio, non il primo ruolo politico
Nella vita sono stato consigliere comunale a Roma. Per scherzo un giorno ho detto alla Gruber in tv che mi presenterò come prossimo Presidente del Consiglio. La cosa che mi intristisce è che prima il rapporto con la politica era più serio, quando ho conosciuto Andreotti balbettavo. Oggi anche un clown in 30 secondi diventa serio…
Che 2018 è stato per la Roma?
Sono un vostro ascoltatore, vi sento spesso quando sono in macchina. Potremmo fare un gioco: a chi faremo vincere lo Scudetto e la Champions? Mi sembra che la Roma regali i giocatori importanti alle altre squadre. Ma non rode anche a voi il 'Chiccherone'? Ora vedo qualche giocatore che sta crescendo bene e già mi chiedo che fine farà il prossimo anno.
Lo stadio potrebbe portare un'inversione di tendenza?
Credo di sì perché lo dimostrano le esperienze degli altri. Costruire lo stadio significherebbe dare un assetto strutturale e societario che consentirebbe di poter crescere in modo significativo. Ora abbiamo un tono internazionale, ma ci presentiamo nei grandi palcoscenici con le braghe di tela. Questo Presidente c'è o non c'è mi pare la stessa cosa, i dirigenti cercano di mantenere in piedi un sistema che fa acqua da tutte le parti. Credo però che per lo stadio siamo ancora a carissimo amico. La Roma ormai è una stazione di posta, chi arriva si porta via i cavalli, ormai il tifoso parla di conti e plusvalenze, se il calcio è diventato questo è davvero noioso. Io vorrei oarlare di campo, di cross, di tiri…
C'è disaffezione nei confronti della squadra?
In parte anche io riscontro questo sentimento. Io sono cresciuto con Di Bartolomei, eravamo amici di infanzia, quando i giocatori avevano le magliette strappate e gli scarpini consumati. Oggi l'eccessiva comunicazione di immagine nel calcio rischia di allontanare anziché avvicinare il calciatore alla gente. Da troppi anni noi tifosi della Roma pensiamo di essere tra i signori del clacio per poi accorgersi che non è così. Totti è stato il nostro grande capitano ed è l'unica bandiera che resta a darci un sussulto emotivo anche oggi quando lo inquadrano in tribuna. Oggi noi tifosi perdiamo molto tempo a cercare spiegazioni per ciò che non avviene in campo.
Cosa pensi della Supercoppa in Arabia Saudita dove i diritti delle donne non sono tutelati e le discriminazioni sono così marcate?
Sentendo il presidente della Lega ho capito che il business sia talmente forte e irrefrenabile che non importa andare incontro a contraddizioni. Il potere economico comanda su tutto, giocare la Supercoppa in quei posti è indice di dove si sta spostando il calcio. Speriamo che nei Mondiali in Qatar si siano superate queste differenze.
Una tua opinione sui fatti di Milano?
Purtroppo ne abbiamo vissute parecchie di situazioni così negli anni. A volte vado a vedere partite a Londra, dove si è voluto trovare una soluzione attraverso i controlli. In Italia permettiamo a degli energumeni di sfruttare lo sport per sfogare la violenza, credo sia il momento di dire basta. Qui la politica si preoccupa di 49 persone che vagano nel mediterraneo e non di questa sistuazione. Chi dice che non è giusto chiudere gli stadi o si settori sbaglia percé il calcio è un bene comune e ognuno deve essere disposto alla rinuncia di qualcosa per risolvere il problema.
Hai mai pensato di interpretare un presidente di calcio?
Volevo raccontare con un film la storia di un allenatore razzista che poi per una sorta di legge del contrappasso era costretto ad andare ad allenare una squadra Africana, ma qui in Italia non c'è ironia per poter realizzare un progetto del genere, bisognerebbe inventare tutto un mondo e il film risulterebbe poco credibile.