De Rossi: “È l’infortunio più grave della mia carriera. Si parla troppo di chi è partito, questa è una squadra forte”

De Rossi: “È l’infortunio più grave della mia carriera. Si parla troppo di chi è partito, questa è una squadra forte”

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Il capitano giallorosso Daniele De Rossi ha rilasciato alcune dichiarazioni ai microfoni di Dazn.

Ecco le parole del numero 16 in vista di Juventus-Roma:

L'infortunio
 

È l’infortunio più grave della mia carriera, il più delicato, non mi era mai capitato di stare così tanto fuori. È stata una lesione piuttosto grave, e se dovesse risuccedermi, insomma, non lo so, a 35 anni potrebbe essere anche più grave di quanto sarebbe potuta essere qualche anno fa.

Devo stare attento, recuperare bene, lo sto facendo già sul campo, è un po' che mi alleno e corro, adesso devo rientrare nel gruppo, ma credo di essere abbastanza indietro ancora. In campo c'è da correre, c'è da mettere il piede, e non è facile.

La sfida contro la Juventus
 

Nella sfortuna abbiamo una fortuna: abbiamo talmente tanta pressione ultimamente sulle spalle per la nostra situazione di classifica, per i nostri risultati, che la pressione di Juve-Roma la viviamo relativamente male, relativamente con grossi pesi sulla schiena.

Siamo in un momento delicato perché sappiamo che stiamo facendo meno bene di quantro dovremmo fare. Siamo tutti sotto osservazione, mister compreso, e lo sappiamo. Vogliamo fare una grande partita più per noi che per l’importanza della sfida stessa.

Poi se andiamo nel dettaglio sappiamo che le pressioni non sono soltanto sulla nostra situazione di gioco adesso, ma anche per l’avversario che avremo, il più forte che c’è.

La rosa della Roma
 

La squadra è forte, i nuovi che sono arrivati sono forti e non è detto che lo siano meno di quelli che sono andati via. L’errore che abbiamo fatto, forse anche noi calciatori ma comunque tutta la piazza, è stato quello di parlare troppo dei giocatori che sono partiti e questo peso si è sentito troppo sulle spalle di chi è arrivano, non è stato giusto.

Il dispiacere per quelli che sono partiti rimane ancora oggi forte, ma doveva essere assimilato da parte di tutti in maniera più sciolta. Penso che le cose, anche se non stanno andando bene per noi a livello di squadra, a livello di singoli, di coloro che sono qui da pochi mesi, stiano migliorando.

Il ricordo del primo gol con la Roma

Ricordo bene quel giorno, in maniera più nitidia rispetto ad altre giornate anche più recenti. Ho rivisto le immagini mille volte, mi sorprende sempre l'esultanza del presidente Sensi e della signora Maria, scomparsa purtroppo recentemente. Ricordo che quando tornai qui a Trigoria a riprendere la macchina realizzai di esser finito su '90esimo minuto'.

Oggi c'è Dazn, ci sono mille trasmissioni, ma all'epoca l'appuntamento per guardare i gol, per vedere chi e come aveva segnato, era con '90esimo minuto', e mi sentii importante, famoso, quasi realizzato.

È stata una bella giornata, ne ho vissute tante belle così per fortuna, ma la prima ti lascia qualcosa, un marchio, qualcosa di indelebile che non togli più dalla testa. Emozioni belle che quando le riprovi sono meravigliose, ma la prima volta è una doccia fredda che ti cambia per sempre.

La sua carriera
 

Quando ero piccolo avrei firmato in qualsiasi modo per fare la meta’ delle partite che ho fatto in Serie A, sono un privilegiato. Ho fatto il lavoro che amavo, nella città che amavo, con la squadra che amavo, con le persone che amo tutt'ora. Mi pesa guardare sotto il burrone, sentire la fine che è più vicina, soprattutto perché in questo momento di infortunio, ho assaporato cosa significa stare lontano, dal campo, dalla squadra.

So che mi farà male quando smetterò definitivamente di fare questo lavoro. Poi vai in campo, ti alleni da solo a calciare il pallone nelle porticine, e ti senti felice come un bambino. Mi hanno chiesto se avessi rimpianti per non essere andato lì, o di là, o chissà dove, ma rispondo che il mio unico rimpiantoè che tra poco smetterò e non potrò giocare per sempre con la Roma.

Che manchino sei mesi, un anno, o due anni, comunque nell’arco di una carriera siamo agli sgoccioli, siamo alla fine. Non è un rimpianto, perché è la carriera di ognuno di noi, proprio la vita di un essere umano ad esser così, però è un dispiacere sapere che arriverà un giorno che non metterò più gli scarpini, che non entrerò più in campo con questa maglia addosso, è una sensazione forte.

Il sorteggio di Champions League contro il Porto
 

E’ l’inizio di un sogno, di nuovo, ed è stata una pagina nera della mia carriera. Sono stato espulso, un rosso che ci ha penalizzato in una gara giocata bene all'andata con un risultato positivo. E’ un peso che sento e ho sentito tanto dentro di me.

Ora rimane solo l’avversaria che ci divide dalle prime otto squadre d'Europa. Sarebbe importante passare il turno per la Roma, soprattutto per questa Roma qua.

Sul suo futuro
 

I tempi passano e ho difficoltà a relazionarmi con le nuove generazioni. L'ho detto sempre, i tempi ora ti portano ad essere molto social, molto pronto a strizzar el'occhio alla gente di fuori, ai media, alla telecamera, ed è qualcosa che sempre mi irrigidisce. Sono restio a parlare, ad apparire. Forse sono cambiato, prima ero più aperto, più attento a questo circo, questo baraccone, nel quale mi affacciavo. Adesso mi pesa un pochino. 

Ho la sensazione di avere questo sogno di fare l’allenatore un domani e se devo pensare a tutte le cose che deve fare un allenatore, tutti i problemi, tutti gli errori che potrei fare e che farò, la cosa che mi spaventa di più è quella di dover fare 100 interviste a settimana. Un po' mi agita, nonostante quando lo faccio poi mi diverto mi pesa un po'.

Mio padre mi dice di non farlo, che fare l’allenatore è bello, ma è un lavoraccio (ride). Lui è un maestro con i giovani, in Italia forse il migliore che c'è, proprio perché non ha avuto mai l’ambizione di diventare il nuovo Guardiola, Sacchi o Mourinho.

E' sempre stato consapevole di quale fosse il suo posto. Io non mi ci vedo ad allenare i giovani, non ho pazienza come ho detto poco fa, però da lui posso imparare tante cose, soprattuto come si sta al mondo quotidianamente. Ci proverò, per farlo devi esserne capace, non so se lo sarò ma la prima idea che ho adesso per il primo anno quando smetterò è di viaggiare tanto, sfruttare le conoscenze che ho avuto visto che sono un privilegiato anche in questo.

Mi piacerebbe spiare i tanti compagni che sono diventati grandi allenatori e voglio portare la mia famiglia in giro per l'Italia e per il Mondo, visto che nella mia carriera non ho mai fatto più di 30 km per il mio lavoro e sono un privilegiato anche per questo.

Sognare significa avere obiettivi, avere stimoli, andare a dormire un'ora prima, mangiare un piatto di pasta in meno, che poi è quello che richiede questo lavoro e la fortuna mia è che ho sogni anche a lungo termine, non finiranno con l'ultima volta che mi leverò gli scarpini.