Ranieri l’alchimista ora deve ‘semplificare’: la Roma necessita di sistema di gioco e soluzioni chiare
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“Nel calcio di oggi non ci sono schieramenti unici, ma c’è la necessità di cambiare, soprattutto in corsa di partita, sistemi e strategie in funzione di risultato e avversari”. Claudio Ranieri ha risposto più o meno così a chi prima e dopo Napoli, ha provato a chiedergli lumi su quale sistema avrebbe applicato al suo ritorno in panchina nella capitale.
Premesso che il tecnico testaccino ha quasi sempre impostato le sue squadre su una difesa a quattro e una ulteriore linea di 4 o 5 calciatori in grado di dare compattezza in fase difensiva, a Napoli Sir Claudio da ‘semplificatore’ è sembrato assumere i panni, nella ripresa, dell’alchimista.
Pochissimi giorni di lavoro alle spalle con il gruppo più o meno al completo dopo il suo ritorno a Roma, match di livello altissimo da affrontare nel giro di una settimana, ma anche alcuni accorgimenti da prendere in corsa rispetto a come la squadra stava difendendo nel primo tempo: “Ho visto qualche errore di troppo nelle diagonali e nelle scalate difensive, per questo ho pensato di passare al 5-3-2”.
Il problema è che il gol preso da Lukaku nasce da una serie concatenati di errori proprio in quella dinamica di scalate difensive che avevano portato Ranieri a cambiare sistema di gioco: sul cambio gioco di Kvara, Pisilli non più esterno di centrocampo ma mezzala sinistra pura perde il riferimento su Di Lorenzo che aveva giocato sin dall’inizio più interno e non sovrapponendo mai su Politano; Angelino nota con la coda dell’occhio la mancata rincorsa di Pisilli e si fa trovare nella via di mezzo tra il terzino del Napoli e Politano; nel frattempo Ndicka pensa prima a schermare Anguissa invece di chiudere su Di Lorenzo, con Mancini e Hummels che ritardano nella scalata difensiva e il tedesco poi nella marcatura sul belga.
Non vi è dubbio che Ranieri abbia le medesime difficoltà di Juric prima e palesate anche da De Rossi ancor prima, quando il mercato era aperto e la società in piena confusione gestionale: la rosa della Roma può interpretare potenzialmente più sistemi di gioco, ma ha delle lacune evidenti in alcuni ruoli e in alcuni singoli, per rendimento scadente e prolungato nel tempo oltre ai limiti strutturali.
Ciò impone all’attuale tecnico giallorosso un percorso d’adattamento supersonico e un altrettanto rapido processo di valutazione di quali siano i singoli realmente in grado di poter dare una mano in questo momento storico. L’ingresso di Hummels ad esempio, al netto di un gol preso anche per sue responsabilità (ammesse con onestà dal tedesco dopo il match) ha dato la sensazione di aver alzato un minimo il tasso di personalità difensiva della Roma, che dal gol preso ha portato a spostare il baricentro una ventina di metri più avanti. Il tedesco deve diventare un titolare di questa squadra, che sia in un sistema difensivo a quattro o a tre, cambia relativamente.
Un altro tema importante è il centrocampo: Konè e Cristante hanno dato l’idea, come avvenuto anche in precedenza ad esempio col Bologna, di pestarsi un po’ i piedi. Il francese – che in Nazionale è spesso stato utilizzato da riferimento centrale di una linea a tre – appare più a suo agio quando viene immediatamente coinvolto nella costruzione dell’azione, anche con degli strappi personali palla al piede. Se l’idea di Ranieri è quella, in questa fase, di scavalcare il centrocampo abbandonando la costruzione dal basso, avvicinare Cristante a Dovbyk sulle spizzate di testa, forse alzerebbe le probabilità di giocare con più efficacia le c.d. seconde palle. Inoltre la coppia Le Fèe-Konè per dinamismo e costante cambio di posizione in campo è sembrata trovarsi, naturalmente, meglio rispetto al duo composto da Cristante e dal francese.
In attesa infine di capire come sarà gestito Dybala, un altro aggiustamento che potrebbe arrivare già da giovedì riguarda gli esterni offensivi: con il rientro di Saelemaekers, oltre al belga, Ranieri potrebbe sistematicamente alternare i vari El Shaarawy, Soulè, Zalewski e magari coinvolgere anche Abdulhamid soprattutto in gare dove il baricentro sarà più basso, per sfruttare corsa e aggressione alla profondità.
Annotazioni che troveranno valore se la Roma ripartirà da un sistema di gioco più o meno definito e costante, oltre a quell’entusiasmo che manca palesemente sul volto e nel body language di quasi tutti i calciatori.