La strategia di Mou, l’intesa Tammy-Nic, il blackout della ripresa… 3 pensieri su Empoli-Roma

La strategia di Mou, l’intesa Tammy-Nic, il blackout della ripresa… 3 pensieri su Empoli-Roma

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(di Francesco Oddo Casano) – 25 minuti di grande calcio, il frutto di una preparazione strategica da parte di Mourinho e del suo staff praticamente perfetta.

Poi un secondo tempo troppo passivo e inerziale. Empoli-Roma, per tanti aspetti collettivi e individuali, è lo specchio dei pregi e dei difetti della squadra giallorossa. Una formazione capace di fare e disfare, di dominare e poi impaurirsi nel giro di pochi minuti o al massimo un tempo.

SCELTE ILLUMINATE – Il poker rifilato agli uomini di Andreazzoli, che pochi giorni fa avevano dominato l’Inter a San Siro in Coppa Italia, è comunque il frutto complessivamente di tanti aspetti positivi. Mourinho ha deciso a sorpresa di tornare al 3-5-2, ma in una formula spuria, con due varianti sostanziali: la posizione avanzata di Mkhitaryan in fase di pressing su Ricci, per togliere tempi e spazi alla mente del gioco empolese; la scelta di Maitland-Niles largo a sinistra, con una richiesta specifica: giocare molto dentro al campo (rispetto all’ampiezza offerta da Karsdorp sull’out opposto) per creare superiorità numerica nel palleggio e accompagnare i tempi dell’uscita palla giallorossa.

La Roma dopo un primo quarto d’ora di studio, quando ha deciso di mettere palla a terra e giocare con coraggio, ha infilato una serie consecutiva di azioni che hanno schiacciato letteralmente gli avversari. Al 22′ dalla rimessa di Rui Patricio alla conclusione di Zaniolo intercorrono undici passaggi di fila, con il pallone che da sinistra a destra trova, nella progressione di Karsdorp, l’imbucata per Mkhitaryan e la rifinitura per il 22 che poi calcia a rete, solo un salvataggio sulla linea a spezzare in gola l’urlo di gioia dei giallorossi. Da lì il motore della Roma si accende e Oliveira e Mkhitaryan dettano i tempi della rumba giallorossa. 4 reti frutto di organizzazione, controllo degli spazi, predominio tecnico e fisico.

Imponente l’aggressione dell’area di rigore avversaria da parte della Roma, con 4-5 uomini che in più di un’occasione occupano e si dividono equamente gli spazi. Esempio? I cinque calciatori giallorossi presenti in area in occasione della rete del 3-0 siglata da Sergio Oliveira ma anche della prima siglata da Abraham.

COPPIA D’ORO – Con il trascorrere delle partite, anche l’intesa tra Abraham e Zaniolo si sta affinando sempre di più. Già con il Lecce però, la scelta di Mourinho di portare più vicini all’inglese sia Zaniolo sia Mkhitaryan aveva permesso alla Roma di amplificare la sua pericolosità offensiva. Ieri l’apoteosi tecnica in termini di scelte, rifinitura e conclusione, arriva sul poker siglato dal 22: Smalling in verticale per Abraham che di tacco libera nello spazio l’armeno, conduzione del pallone perfetta e assist in area per Zaniolo che deve solo depositare in rete col mancino. Scelte, tempi, qualità tecnica delle giocate, tasti su cui Mourinho batte da mesi.

DISTRAZIONI FATALI – Nella ripresa sul 4-0 è comprensibile un abbassamento dell’intensità. E’ impensabile infatti tenere gli stessi ritmi per 90 minuti ed è normale che l’avversario, con orgoglio, tenti di rendere meno amaro il risultato dinanzi al pubblico di casa. Il totale spegnimento però dei motori da parte della Roma non è altrettanto legittimo e giustificabile. E’ come se nella testa dei giallorossi ci fosse un driver di un pc che improvvisamente vada in arresto automatico. Fine del pressing, baricentro 30 metri più basso, difesa passiva sui portatori di palla avversari e in area di rigore marcature lentissime, come in occasione del primo gol subito, dove Pinamonti si infila in mezzo a quattro uomini (Mancini-Smalling-Cristante-Oliveira) e nessuno accorcia o comprende prima, la pericolosità di quel movimento, che porterà all’1-4.

Stessa dinamica, forse peggiore perchè figlia di errori che si ripetono (es. gol di Dybala in Roma-Juve) quando difensori e mediani giallorossi non accorciano su Bajrami al quale è concesso di puntare da sinistra verso il centro, aggiustarsi il pallone e sparare verso la porta. Poi la deviazione di Mancini farà il resto, spiazzando Rui Patricio.

Situazioni che portano Mourinho ad inserire prima Vina su un distratto Maitland-Niles nella ripresa per aumentare il tasso di intensità difensiva e poi successivamente Veretout, per coprire l’ampiezza delle mezzali empolesi che stavano trovando spazi pericolosi sulla trequarti giallorossa. I cambi in questo caso hanno permesso a Mou di riequilibrare la squadra, ma le occasioni che la Roma concede agli avversari sono spesso stereotipate e in più di una situazione figlie dell’assenza di un grande mediano davanti alla difesa, capace di interdire e leggere in anticipo la pericolosità dei movimenti avversari. Una figura che la Roma dovrà rintracciare sul mercato, più a giugno che a gennaio.